Il canto delle canzoni (ebraico: שִׁיר הַשִּׁירִים Šīr Haššīrīm; greco: ᾆσμα ᾀσμάτων, traslit. Âisma āismátōn, koine greche pronuncia: [ˈ ˈm̠mä äzän] poema erotico che è uno dei megillot (rotoli) che si trovano nell’ultima sezione del Tanakh, noto come Ketuvim (o “Scritti”). È unico all’interno della Bibbia ebraica: non mostra alcun interesse per la Legge o il Patto o il Dio di Israele, né insegna o esplora la saggezza come Proverbi o Ecclesiaste (sebbene abbia alcune affinità con la letteratura sapienziale, come l’attribuzione al 10° secolo aEV indica Salomone re d’Israele); invece, celebra l’amore sessuale, dando “le voci di due amanti, che si lodano, si bramano l’un l’altro, si offrono inviti a godere”.
I due sono in armonia, ciascuno desiderando l’altro e gioendo nell’intimità sessuale. Le donne di Gerusalemme formano un coro per gli amanti, fungendo da pubblico la cui partecipazione agli incontri erotici degli amanti facilita la partecipazione del lettore. Gli studiosi differiscono su quando è stato scritto, con stime che vanno dal X al II secolo a.C., con un’analisi della lingua usata che suggerisce il III secolo. Nell’ebraismo moderno il Cantico viene letto di sabato durante la Pasqua, che segna l’inizio della mietitura del grano e commemora l’Esodo dall’Egitto biblico. La tradizione ebraica la legge come un’allegoria del rapporto tra Dio e Israele; Il cristianesimo, come allegoria di Cristo e della sua sposa, la Chiesa.